IN ITALIA. NEL PRIMO TRIMESTRE L'EXPORT RIPARTE, MA L'IMPORT SOFFRE ANCORA DEL CARO ENERGIA

di Matteo Castelnuovo | 29/03/2023

A gennaio 2023 si stima, per l’interscambio commerciale con i paesi extra Ue27, un lieve aumento congiunturale per le esportazioni (+0,7%) e una marcata flessione per le importazioni (-9,7%). L’incremento su base mensile dell’export riguarda tutti i raggruppamenti principali di industrie, a esclusione di energia (-12,0%) e beni strumentali (-9,2%), ed è spiegata soprattutto dall’aumento delle vendite di beni intermedi (+9,6%). Per l’import, la flessione congiunturale è generalizzata e più ampia per il comparto energetico (-19,4%).

 

Dati questi, che evidenziano come, se da un lato la domanda verso l'economia produttiva italiana si sta lentamente riprendendo sui mercati esteri, dall'altro invece il nostro Paese stenta ancora nella proposizione di acquisti commerciali a livello internazionale. Una fotografia che potrebbe avere molteplici motivazioni e che, in vista della prossima edizione del corso di alta formazione professionale tenuto dal docente e consulente in commercio estero specializzato in aspetti doganali e fiscali, Simone Del Nevo, Studio Del Nevo, con il titolo "I nuovi modelli Intrastat", organizzati da Business International - Fiera Milano e previsto in live streaming il prossimo 16 maggio 2023, abbiamo voluto comprendere meglio, attraverso l'analisi ragionata dell'indagine sull'import/export tricolore, realizzata come di consueto da Istat. Un approfondimento che speriamo possa offrire un quadro più chiaro dell'attuale situzione delle movimentazioni delle merci anche in riferimento ai nuovi modelli intrastat per l’anno 2023 che si renderanno disponibili alla luce delle novità introdotte quest’anno dall’Agenzia delle Dogane in recepimento dei Regolamenti UE inerenti alla statistiche unionali in relazione ai principi degli scambi UE.

 

LA FORZA DELL'EXPORT ITALIANO

Secondo l'Istituto Nazionale di Statistica, nel trimestre novembre 2022-gennaio 2023, rispetto al precedente, l’export aumenta del 5,8%, trainato in particolare dalle maggiori vendite di beni strumentali (+13,1%) e beni di consumo non durevoli (+4,9%). Nello stesso periodo, l’import segna un calo congiunturale del 14,8%, cui contribuiscono principalmente i minori acquisti di energia (-24,1%) e beni intermedi (-10,7%). A gennaio 2023, l’export cresce su base annua del 20,3% (+18,2% a dicembre 2022). La crescita, diffusa, è molto più accentuata per beni di consumo non durevoli (+36,1%) e beni intermedi (+28,4%). L’import registra una flessione tendenziale dell’1,0%, dovuta alla diminuzione degli acquisti di beni di consumo durevoli (-13,4%) e beni intermedi (-10,2%). A gennaio 2023 il saldo commerciale con i paesi extra Ue27 è negativo e pari a -1.359 milioni (-5.284 milioni a gennaio 2022). Il deficit energetico (-7.488 milioni) è di poco inferiore rispetto a un anno prima (-7.556 milioni) mentre l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici aumenta da 2.272 milioni di gennaio 2022 a 6.129 milioni di gennaio 2023. A gennaio 2023, si rilevano aumenti su base annua delle esportazioni verso quasi tutti i principali paesi partner extra Ue27: i più marcati riguardano Cina (+137,5%), Turchia (+46,9%) e paesi OPEC (+26,2%). Si amplia la flessione dell’export verso la Russia (-37,0%); in calo anche le vendite verso il Giappone (-13,7%). Gli acquisti dalla Russia (-67,3%) registrano una marcata contrazione tendenziale; diminuiscono anche gli acquisti da Turchia (-18,7%) e Cina (-10,3%). Per contro, le importazioni dagli altri principali paesi partner extra Ue27 aumentano: gli incrementi tendenziali più ampi riguardano Stati Uniti (+35,1%), paesi MERCOSUR (+30,1%) e paesi OPEC (+23,8%). "Dopo la battuta di arresto di dicembre - evidenziano gli esperti di Istat -, a gennaio 2023, l’export verso i paesi extra Ue torna a crescere su base mensile; la crescita è condizionata dalle operazioni occasionali di elevato impatto (cantieristica navale) registrate il mese precedente, al netto delle quali si stima un aumento più marcato (+3,3%). Per l’import, in diminuzione per il quinto mese consecutivo, la flessione congiunturale deriva soprattutto dalla contrazione degli acquisti di energia, su cui incide favorevolmente il calo dei prezzi e dei volumi importati di gas naturale allo stato gassoso. Su base annua, la crescita dell’export torna ad accelerare mentre l’import registra per la prima volta, dopo circa due anni, una flessione, quasi  totalmente spiegata dal calo degli acquisti di beni intermedi".

 

L'IMPORT AL NETTO DEL COMPARTO ENERGETICO

Dati questi che, in qualche modo, vengono confermati anche all'interno del recente documento conclusivo della XI Cabina di Regia per l'Internazionalizzazione all'interno del quale si evidenzia come, se si guarda la situazione al netto dei costi energetici, il quadro muta leggermente. Secondo gli esperti del governo italiano, infatti: "Nel 2022 il quadro economico internazionale - segnato dal 2020 dall’emergenza pandemica - è repentinamente mutato con l’insorgere del conflitto in Ucraina. Il principale canale di trasmissione dell’impatto della guerra è rappresentato dalle commodities, le cui quotazioni sui mercati finanziari si sono impennate, alimentando una fase di rialzo in corso già dal secondo semestre del 2021". In questo contesto, l’inflazione elevata, i rincari delle materie prime, le difficoltà di approvvigionamento di alcuni fattori produttivi, le strozzature nei trasporti e nella logistica, insieme all’orientamento restrittivo della politica monetaria nei principali Paesi e all’incertezza sull’evoluzione del conflitto in Ucraina rappresentano un freno all’economia mondiale, che si attende in rallentamento nel 2023. "Di conseguenza - proseguono gli analisti -, la congiuntura economica negativa si è manifestata in tutte le filiere. In questo scenario globale, non sono stati risparmiati neanche i settori economici che negli ultimi anni hanno evidenziato le performances migliori e più resilienti. Tra di essi, infatti, quelli che hanno subito maggiori impatti negativi sono il turismo o settori ad esso riconducibili come il trasporto aereo, soprattutto con riferimento al segmento internazionale".

Sul fronte dell’export, nel periodo gennaio-novembre 2022, rispetto ai primi undici mesi dell’anno precedente, le esportazioni italiane segnano una crescita del 20,58% per un valore di 573 miliardi di euro ed un aumento anche in volume, seppur contenuto, dello +0,3%."Tuttavia - sottolineano gli esperti -, si registra un aumento ancora più pronunciato delle importazioni, pari al 39,5% per un valore di quasi 605 miliardi e dell’1% in volume. Il forte incremento delle importazioni è dovuto all’aumento dei valori medi unitari, trainati in particolare dai costi dell’energia e dei beni intermedi. Al netto degli acquisti di prodotti energetici, infatti, l’aumento dell’import si riduce al 25,7%. Su questi dati pesa pertanto la componente inflazionistica, tornata cruciale nel condizionare l’evoluzione dell’economia globale. La crescita più marcata delle importazioni rispetto alle esportazioni, determina nei primi undici mesi dell’anno, un disavanzo della bilancia commerciale pari a -32 miliardi di euro (a fronte di un avanzo di +41,8 miliardi nell’analogo periodo del 2021), da addebitare soprattutto al deficit energetico di oltre -102 miliardi (era -40 miliardi nel periodo gennaio-novembre 2021). Al netto della bolletta energetica, si registra invece un avanzo commerciale di +70 miliardi di euro rispetto a +83 miliardi dei primi undici mesi del 2021".

Guardando le statistiche prodotte, quindi, si nota subito come, secondo gli analisti della cabina di regia, "nel confronto con i principali partner europei, l'aumento delle esportazioni italiane nei primi dieci mesi di quest’anno (+20,8%) è superiore a quello della Germania (+14,4%) e della Francia (+19,6%), mentre si mantiene leggermente inferiore a quello della Spagna (+23,6%)". Guardando, tuttavia, ai saldi della bilancia commerciale nello stesso periodo, però, secondo gli esperti, "l’Italia registra un disavanzo di -33 miliardi a fronte di un disavanzo di circa -62 miliardi della Spagna".